A poca distanza dal borgo di Arquà Petrarca, nella vallata ai piedi del Monte Ricco e del Monte Calbarina, si trova il Lago della Costa, diventato sito UNESCO nel 2011, assieme ad altri 110 siti palafitticoli dell’arco alpino. Il bacino è alimentato da acqua termale e circondato da salici, cipressi e canne palustri, e frequentato da molte specie di uccelli acquatici, pesci e anfibi: caratteristiche che lo rendono un sito particolarmente apprezzabile anche sotto il profilo naturalistico.
Gli studi condotti sui depositi torbosi del lago e sui pollini in essi conservati hanno permesso la ricostruzione delle condizioni paleoecologiche e paleoclimatiche del sito, dal Tardo Glaciale all’Età del Ferro, e hanno portato a capire che in origine il lago doveva presentare dimensioni ben più estese di quelle attuali.
I ritrovamenti archeologici testimoniano la frequentazione antropica delle sue sponde sin dal Paleolitico Inferiore (35.000 anni fa) e l’installazione, durante l’Età del Bronzo Antico (2200 a.C. circa), di un importante insediamento palafitticolo riferibile alla cosiddetta cultura di Polada. Il villaggio, composto da capanne circolari realizzate in materiale deperibile, venne abbandonato, probabilmente per ragioni legate a mutamenti climatico-ambientali, attorno al 1500-1400 a.C., e rifondato su terreni più solidi. Il villaggio continuò a vivere fino al 1200 a.C. circa. I materiali recuperati nel corso degli scavi archeologici qui condotti nei primi anni del Novecento sono attualmente conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Este e presso i Musei Civici di Padova. Oggi l’accesso al lago è consentito solo previo permesso dei proprietari, trattandosi appunto di una proprietà privata.