Tra il 1076 e il 1078 i Signori di Montagnon fecero costruire ad Abano, sulla sommità di una collina di loro proprietà , una piccola chiesa e un monastero dedicati a San Daniele martire, le cui spoglie erano state rinvenute nel 1075 nella Basilica di Santa Giustina a Padova. I monaci benedettini di Praglia se ne occuparono fino al 1461, quando il monastero passò ai Canonici Regolari del Santissimo Salvatore di Venezia. Nel 1771, con un provvedimento che doveva limitare il numero delle proprietà monastiche sparse nel territorio, la Repubblica di Venezia soppresse il monastero e ne mise all’asta le proprietà , che furono così acquisite dalla famiglia dei conti veneziani Todeschini-Bonomi, che adibirono una porzione del complesso a sontuosa residenza privata. Nel 1947 recuperò la sua originaria funzione monastica, passando nelle mani delle monache benedettine esuli dal Monastero di San Rocco di Fiume e oggi è gestito da una piccola comunità di religiose di clausura, che si dedica alla coltivazione dell’orto e delle vigne e alla preparazione di miele e confetture.
La Chiesa di San Daniele in Monte, ricostruita nel 1711 dall’architetto Francesco Muttoni, è un edificio a croce greca con cupola, impreziosita esternamente da decorazioni ovali in pietra intagliate e da un grande rosone soprastante l’ingresso. Al di sopra del timpano si osservano le statue del Cristo Redentore e di due angeli, opera dello scultore Antonio Corradini, cui sono da attribuire anche quelle dei quattro Evangelisti che si trovano nelle nicchie all’interno della chiesa e il bassorilievo in marmo bianco di Verona dell’altare maggiore, raffigurante il martirio di San Daniele. Lo stesso santo è raffigurato anche nell’affresco che decora il soffitto della cupola. Opera di Palma il Giovane sono invece i due dipinti degli altari laterali, raffiguranti la Natività e la Madonna che porge il Bambino Gesù a Sant’Antonio. Il chiostro cinquecentesco è sormontato sul lato ovest da una loggia panoramica da cui si può osservare la facciata della villa dei Todeschini-Bonomi (alcune delle sale sono oggi adibite a museo) e l’orto delle monache benedettine.