Delle diverse strutture che formano l’attuale complesso, in cui da sempre si raccolgono i frutti delle ampie tenute agricole e se ne tiene l’amministrazione, il più antico è la torre colombara seicentesca, che sovrasta il portale di accesso voltato e i vari edifici eretti nel tempo lungo la strada. Oltre l’ingresso, sopra la collinetta chiamata Mottolo, si erge il castello, edificato attorno a una torre duecentesca (il mastio), di cui vale la pena visitare la Sala dei Cavalieri con un caminetto originale del 1500.
La villa, progettata intorno al 1578 da Dario Varotari che ne curò buona parte della decorazione ad affresco con l’aiuto di Antonio Vassillachi – detto l’Aliense –, è caratterizzata da un doppio loggiato a cinque fornici a pieno sesto, poggianti su pilastri decorati da lesene a conci in bugnato al piano terreno e da lesene lisce con capitello tuscanico in quello superiore. Il fabbricato poggia su un terrazzamento quadrato con semicerchi inseriti lungo i lati, a formare così una figura lobata; quattro scalinate simmetriche si trovano al centro di ogni lato e consentono l’accesso alla villa attraverso un corridoio a cielo aperto.
A pittori veneti attivi nel Settecento si devono le decorazioni delle pareti della “Camera della vigna” con un pergolato di vite e putti vendemmianti, della “Camera a tinello” con rocaille in finto stucco ornato da uccelli, vasi e fiori, della “Camera delle architetture” con finti palcoscenici con architetture e giardini e della “Camera delle ville” con vedute architettoniche e le ville di proprietà dei Capodilista. Al piano superiore è notevole la parete di fondo della loggia a meridione con scene tratte dalla storia romana; nel fregio attribuito al Vassillachi sono raffigurati episodi mitologici, tra cui il rapimento di Proserpina, Apollo e Dafne, Ercole e i Centauri, Ercole e il Minotauro, un Tritone che insegue una Nereide. Anche le logge sono affrescate con motivi tratti dal repertorio classico (la celebrazione delle antiche virtù e dell’equilibrio tra l’uomo e la natura), mentre le volte presentano eleganti grottesche (attribuite o a Eliodoro Forbicini o a Giovanni da Udine).
Oltre ai vari volumi architettonici realizzati nel Seicento, come l’ala a nord-est, la villa venne pesantemente rimaneggiate negli anni Venti del Novecento e poco resta delle forme originarie.