L’attuale villa è il frutto delle progressive trasformazioni di un complesso monastico di epoca medievale. La chiesa e il monastero di San Michele vennero fondati nel 1097 da Cono di Calaone e furono affidati ai monaci benedettini. Alla fine del Quattrocento per la progettazione della nuova chiesa, e forse anche per la sistemazione del monastero, venne chiamato Lorenzo da Bologna (emulo di Brunelleschi e di Leon Battista Alberti), già attivo nel Duomo di Montagnana e in San Giovanni da Verdara a Padova. Nel Seicento il complesso, che contava già 3.000 campi padovani, venne ulteriormente ampliato e la chiesa fu risistemata in forme più consone al prestigio dell’abbazia; nella seconda metà dello stesso secolo iniziò il lento declino della struttura, che comunque, ancora nel 1732, contava: noviziato con 25 stanze, un dormitorio vecchio con 10 stanze e uno nuovo con altre 8, una foresteria, l’appartamento dell’abate con tre stanze e un camerino, la cucina dei Padri e quella dei servitori, il refettorio, la caneva, la bottega del marangon, la casara, le stalle e le scuderie, la campagna e il pascolo.
A seguito della soppressione del monastero di Candiana nel 1773, la famiglia Albrizzi, divenuta nuova proprietaria, iniziò il restauro della struttura, trasformandola in casa dominicale: venne demolita la parte più antica e furono reimpostate le partiture prospettiche con la ristrutturazione degli interni. Il complesso è oggi formato da due corpi di fabbrica tra loro ortogonali: il corpo orientato nord-sud è di notevole interesse perché mantiene ancora intatto parte dell’antico chiostro monastico, con colonne e capitelli tardo quattrocenteschi.