Una delle famiglie più attive nella bonifica delle campagne venete fu la famiglia Garzoni, di origine emiliana. Attorno alla metà del XVI secolo essa chiamò Jacopo Sansovino per la progettazione e costruzione della proporia residenza al centro dei suoi importanti possedimenti terrieri.
Verso la fine del secolo i beni passarono in mano a Marcantonio Michiel dei SS. Apostoli: è a lui che si deve la costruzione dell’oratorio, della merlatura dei muri di cinta, della nuova cancellata di accesso e del prolungamento della barchessa da 13 a ben 64 archi. Dopo diversi proprietari, nel 1950 divenne di proprietà della famiglia Carraretto.
Alla villa si accede attraverso una cancellata retta da quattro pilastri coronati da statue; al termine del viale, anch’esso fiancheggiato da statue, vi è la scalinata di accesso. La facciata principale della struttura si apre verso l’esterno in un doppio loggiato a cinque fornici con semicolonne e semipilasti dorici, cui seguono tre finestre archivoltate per lato; questo schema è rigorosamente ripetuto al piano superiore in ordine ionico. La villa gravita attorno a una corte lastricata con pozzo marmoreo al centro, in cui confluiscono le acque piovane grazie a giochi di pendenza della corte stessa. Particolarmente pregevole è il “Salone di caccia”, in cui è presente un camino con architrave sostenuto da due telamoni attribuiti al Sansovino, sovrastato da un gruppo in gesso ispirato al tema della caccia. Per il “Salone del camino” il maestro ha realizzato due cariatidi, considerate fra le sue figure più belle, che sostengono l’architrave del camino decorato da motivi zoomorfi e floreali. Su una delle pareti è ancora presente una tela di Andrea Celesti raffigurante la Cena di Baldassarre.
Fanno inoltre parte del complesso la foresteria e l’oratorio, due lunghe barchesse poste ai lati del giardino con i granai, le scuderie, i magazzini e l’aia.