La Corte Benedettina di Correzzola, fondata nel Cinquecento, fu il fulcro di una grande opera di bonifica del territorio della Saccisica portata avanti dai monaci benedettini di Santa Giustina di Padova e iniziata già nel 1129, quando questi acquisirono dalla contessa Giuditta Sambonifacio un grande appezzamento di terreno a poca distanza dal fiume Bacchiglione. Il complesso (realizzato probabilmente su progetto di Andrea Moroni) era costituito, oltre che dagli ambienti destinati ai monaci, da una foresteria, da stalle, porcili, fienili, granai, una scuderia e altri locali funzionali alla produzione agricola e alla gestione della Corte. Presso la Corte erano ospitati non solo i benedettini, ma anche i contadini che lavoravano le proprietà monastiche e quanti si occupavano dell’allevamento del bestiame, della produzione di vino, pane, tessuti e utensili agricoli.
L’edificio di maggior pregio dal punto di vista architettonico è probabilmente la cosiddetta “Vanezza Grande”, realizzata nel punto altimetricamente più elevato dell’intero appezzamento e caratterizzata da un monumentale porticato dotato di quindici ampie arcate. Nata come stalla destinata a ospitare il bestiame, la Vanezza venne costruita nel 1570.
Nel Seicento, a causa del dilagare della peste, il complesso cadde in disuso, fino a un secolo più tardi quando l’abate Ignazio Suarez prese in mano la gestione della Corte, riportandola al suo antico splendore.