La villa, di impianto cinquecentesco, sorge lungo la strada per Castelfranco. Agli inizi del 1800 l’edificio venne rinnovato tramite importanti lavori di ristrutturazione, che vennero ripresi nel 1818 in occasione del matrimonio tra Girolamo Polcastro e Caterina Querini Stampalia. A questo periodo si deve il rifacimento dei pavimenti e della facciata, unitamente a una serie di interventi sulle adiacenze: il restauro dell’oratorio, la ricostruzione della cedraia settecentesca, la sistemazione della barchessa e la costruzione di due nuovi granai.
La villa si presenta come un volume compatto, articolato su tre piani, con finestre rettangolari ai livelli abitativi e quadrate nel sottotetto. L’accesso avviene tramite un portale archivoltato, affiancato da finestre. Il medesimo schema si ripete al piano nobile, dove tre finestre contigue sono aperte su un poggiolo con balaustra in pietra. Addossata al volume principale si erge una struttura simile a una torretta, con arcate a pieno sesto al piano terra, finestre rettangolari ai due piani superiori e oculi nel sottotetto. Le barchesse e le due adiacenze sono poste a nord della villa.
Per la sistemazione del parco fu chiamato Giuseppe Jappelli, che visitò i possedimenti nel 1818. Della progettazione restano il laghetto con due isolotti collegati tramite ponticelli rustici, la radura e la ghiacciaia. Nel 1833 lo scultore Antonio Gradenigo realizzò i giochi d’acqua. A seguito di contrasti per motivi ereditari, la villa passò alla famiglia Lazara, poi ai Querini Stampalia; nel 1870 venne venduta a Leone Wollemburg e della moglie Alina (le cui spoglie sono poste nel tempietto costruito nel 1932) da cui passò in mano agli attuali proprietari, i Gomiero.