La costruzione del primo nucleo del corpo padronale della villa avvenne per volere del medico di origini cremasche Giovanni Antonio Secco tra il 1556 e il 1576, nel sito precedentemente occupato da una costruzione rurale. Il complesso era costituito da due piani, da una loggia a tre fornici (tutt’ora visibile), da due torri poste alle estremità laterali e dai locali di servizio annessi alla casa; davanti al fabbricato era inoltre già presente il giardino, mentre alle spalle vi erano un orto recintato e un brolo. Nel 1769, quando la villa passò in mano alla famiglia patrizia Dondi dall’Orologio, furono avviati lavori di ristrutturazione secondo i gusti dell’epoca, che portarono alla realizzazione degli stucchi policromi e delle figure antropomorfe che abbelliscono il piano rialzato; tali interventi implicarono però il sacrificio del ciclo di affreschi cinquecentesco, ricoperto dai nuovi stucchi.
Dalla fine del Settecento la villa passò in mano a diversi proprietari, tra cui la famiglia Camposampiero e la famiglia Zasio, originaria di Feltre, che la mantenne fino agli anni Settanta del Novecento; l’immobile venne infine acquisito dal Comune di Abano Terme negli stessi anni in cui riceveva dal Bergamasco Roberto Bassi Rathgeb il lascito di una raccolta di opere d’arte. La villa, intitolata oggi al donatore, è divenuta la sede espositiva della ricca collezione. Il prospetto principale del complesso, esposto a sud, si sviluppa longitudinalmente ed è scandito dalle forature disposte in maniera simmetrica ai lati dell’ampio loggiato tripartito; arretrati rispetto a questo volume sono due corpi di fabbrica più bassi, disposti agli estremi est e ovest. Il fronte nord, invece, appare composto da una serie di volumi di altezza differente, assemblati in un gioco di incastri. Negli interni la decorazione ad affresco, pesantemente ridipinta, restituisce scene allegoriche, di paesaggio, a carattere storico e mitologico. La chiesa a ovest, dedicata alla Madonna di Loreto (costruita nel Settecento), conserva pitture con immagini mariane e di santi opera del Buttafuoco.
Anche il giardino subì nel corso dei secoli varie modifiche, adattandosi agli stili e alle diverse mode: in particolare, nel Settecento si doveva presentare come uno splendido giardino “all’italiana”, provvisto di labirinto e aiuole geometriche.